L’ESORCISTA – La vera Regan MacNeil

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Grande classico dell’horror letterario e cinematografico, oggi vi parlo de L’Esorcista di William Peter Blatty. O meglio, vi racconto del fatto realmente accaduto che ha ispirato il romanzo diventato icona dell’horror.

Foto del profilo Instagram @ripleyscoven

“La realtà è sempre più terrificante di ogni invenzione”

Come potrete immaginare non esiste nessuna Regan MacNeil, ma esiste un ragazzo, la cui identità è rimasta nascosta, che è stato sottoposto ad un esorcismo, o meglio a più d’uno.

Il diavolo di Roland Doe

Siamo nel 1949 nel Missouri, dove un ragazzo di 14 anni di origini tedesche e di famiglia cristiana luterana, cui viene dato lo pseudonimo di Roland Doe o di Robbie Mannheim, viene sottoposto ad un esorcismo per mano di 9 preti gesuiti. La storia inizia a Cottage city, Maryland. I fatti derivano dal racconto del pastore luterano Luther Miles Schultze.

La casa di Robbie

Robbie è figlio unico e tra i familiari è particolarmente legato a zia Harriet, spiritualista, che lo introduce alla tavola Ouija. Quando Robbie ha 13 anni la zia muore, lui prova a contattarla tramite la tavoletta e cominciano ad accadere cose strane ed inspiegabili. Dapprima si cominciano a sentire dei rumori nella casa, poi il letto di Robbie trema, gli oggetti si muovono da soli e le immagini sacre finiscono misteriosamente a terra.

Inizialmente la famiglia Doe (come detto in precedenza non si sa quale sia il vero nome) pensa sia lo spirito della defunta Harriet che cerca di comunicare con loro. Cambieranno presto idea perché Robbie piano piano cambia mostrando un comportamento sempre più aggressivo che sfocia in bestemmie con una voce che non sembra essere la sua. Ma non è tutto. Una mattina Robbie si sveglia con il corpo coperto da tagli e lividi e la madre lo scopre in preda a terribili convulsioni.

La situazione continuerà a peggiorare tanto che l’entità sembra essere legata a Robbie e lo segue ovunque vada, anche fuori dalle mura di casa. Testimoni sostengono di aver visto il banco di scuola levitare.

Come spesso accade in situazioni come questa, la prima mossa è di rivolgersi a medici e psichiatri per accertare lo stato di salute del ragazzo. Inutile dire che dagli esami Robbie non ha nulla che non va.

Il primo esorcismo

Non avendo risolto il problema, i genitori di Robbie decidono di rivolgersi al pastore Schultze, esperto in parapsicologia, che accetta la richiesta di aiuto dei Doe e si trasferisce a casa del ragazzo per monitorarne i comportamenti. Si renderà presto conto di non essere in presenta di una situazione “semplice”. Una volta che il ragazzo si addormenta, Schultze comincia a sentire rumori di graffi provenire dalle pareti della stanza, il letto trema e una poltrona si ribalta senza motivo. Una volta sveglio, negli occhi del ragazzo il pastore vede un vuoto oscuro. Proverà a recitare un rito luterano senza ottenere alcun effetto perché l’entità contro cui sta lottando è molto forte. Consiglia allora di rivolgersi ad un prete cattolico, Edward Albert Hughes.

Padre E.A. Hughes (1918 -1980)

Il secondo esorcismo

Il prete accetta di vedere il ragazzo e, presentatosi a casa della famiglia, fa sedere Robbie su una sedia e gli chiede di chiudere gli occhi. Dopodiché appoggia una Bibbia davanti al ragazzo. La sedia comincia a tremare e si solleva da terra. Il prete allora chiede in latino:

Chi sei?”

Cui il ragazzo risponde:

Siamo una legione”

Padre Hughes capisce la gravità della situazione in quanto il ragazzino di 14 anni dimostra di avere una certa dimestichezza con il latino e, inoltre, scopre che nel corpo di Robbie non c’è una sola entità, ma molte. Decide allora che la soluzione è praticare un esorcismo. Tuttavia, Hughes non ne ha mai praticato uno. Decide di far trasferire il ragazzo all’ospedale gesuita Georgetown University Hospital contando sull’aiuto degli altri preti gesuiti. Questo sarà il secondo esorcismo cui verrà sottoposto Robbie. Perché non avrà l’esito sperato.

Condotto all’ospedale, Robbie viene legato al letto. Durante il rituale, però, riesce a liberare un braccio, strappare una delle molle del materasso e ferire Hughes al braccio. L’esorcismo viene interrotto con un nulla di fatto e il ragazzo torna a casa con il corpo e la testa coperti di lividi.

Altri esorcismi per Robbie

La famiglia Doe decide di trasferirsi da dei parenti a St. Louis dove entrano in contatto con il reverendo Raymond J. Bishop, professore dell’università, nonché docente del cugino di Robbie. Il reverendo e il suo assistente, il reverendo Bowdern, visitano Robbie e immediatamente colgono tutti i segni della possessione: rifiuto degli oggetti sacri, oggetti che si muovono senza essere toccati, cambi nella voce e la capacità di parlare in latino. Ottengono il permesso di eseguire un esorcismo e cacciare i demoni dal corpo di Robbie che nel frattempo è ricoverato in un ospedale psichiatrico.

Reverendo R.J. Bishop (1908-1978)

All’esorcismo presiedono altri due sacerdoti di cui uno, il reverendo Halloran, è incaricato di trascrivere dettagliatamente gli avvenimenti. In tutto vengono eseguiti 30 esorcismi nel corso di diverse settimane. Durante i riti compaiono scritte come “Hell” e marchi demoniaci sul corpo del ragazzo. Inoltre Robbie mostra una forza inumana, tanto da liberarsi dalla presa dei sacerdoti e rompere il naso del reverendo Halloran.

Giunti al trentesimo esorcismo, Robbie è costretto ad ingerire l’ostia benedetta che lo fa cadere in uno stato di trance durato qualche giorno. Alla fine, secondo quanto riportato dal diario tenuto dal reverendo, Robbie ha detto:

“Satana! Satana! Sono San Michele abbandona questo corpo”

Quest’ultimo messaggio segna la fine di questa terribile esperienza. Pare che Robbie si sia ripreso velocemente senza ricordare nulla di quanto accaduto durante la possessione e pare anche non si siano mai più mostrati avvenimenti strani nella sua vita.

Verità o inganno?

Ma è tutto vero? Pare sia in corso da anni un dibattito sulla veridicità di quanto accaduto. Secondo la Chiesa è stato un autentico caso di possessione risoltosi grazie ad un esorcismo. Ma c’è chi sospetta non ci sia nulla di vero, che i problemi siano da ricercare nella psiche del ragazzo che era solito fare scherzi per attirare l’attenzione dei genitori. Possibile architettare uno scherzo così estremo al punto da coinvolgere tutte quelle persone? Neanche a questo quesito ho una risposta ma posso dire di propendere maggiormente per la verità più che per l’inganno.

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