The Possession – La Vera Dybbuk Box

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The Possession è un film horror del 2012 prodotto da Sam Raimi e diretto da Ole Bornedal e, naturalmente, se viene menzionato qui, si è ispirato ad una storia vera.

La Trama del Film

Senza dilungarmi troppo, il film segue le vicende di Clyde (Jeffrey Dean Morgan), allenatore di basket, la moglie Stephanie Brenek (Kyra Sedgwick), disegnatrice di gioielli, recentemente divorziati, e delle due figlie: Emily (Natasha Calis) e Hannah (Madison Davenport). Clyde, trasferitosi in una nuova casa, ha bisogno di acquistare alcuni oggetti e per questo motivo si trova con le figlie in una svenita di usato/antiquariato della zona. Qui, la figlia più piccola Em trova una vecchia scatola con in lingua ebraica e chiede al padre di comprargliela. Presto Em inizia a nutrire una vera e propria ossessione per questa vecchia scatola e stani avvenimenti cominciano ad accadere nella nuova casa di Clyde. Ma non è tutto perché anche Em inizia a cambiare. Si comporta in modo strano, come se non fosse più la stessa bambina, come se ci fosse qualcos’altro in lei.
Clyde scopre che la scatola è abitata da un Dybbuk, uno spirito malevolo della trdizione ebraica, e fa di tutto per liberare la figlia dalle grinfie di questo diabolico essere.

Vi lascio qui sotto il trailer del film.

Trailer The Possession

La Vera Dybbuk Box

Veniamo subito al sodo e ripercorriamo insiemela storia della vera Dybbuk Box che ha ispirato il film The Possession (2012).

Parliamo di una wine box di legno acquistata ad una svendita di oggetti di antiquariato nel 2001 da un collezionista e scrittore di professione, Kevin Mannis.

Le tracce più antiche di questa scatola risalgono al periodo dell’olocausto in Polonia. Apperteneva, infatti, ad Havela che è stata una prigioniera dei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. Nei campi ha perso tutta la famiglia: i genitori, i fratelli, i figli e il marito. Unica sopravvissuta della famiglia, insieme a pochi altri sopravvissuti, si è spostata successivamente in Spagna, dove è rimasta fino alla fine della guerra. A guerra terminata si è trasferita negli Stati Uniti dove è vissuta fino a 103 anni. Con sè ha portato solo 3 oggetti e tra questi c’era proprio una vecchia scatola, una wine box un po’ particolare. Alla sua morte, la nipote decide di mettere in vendita tutti i suoi oggetti, compresa la scatola. É qui che Kevin Mannis acquista l’oggetto con l’obiettivo di restaurarlo e regalarlo alla madre per il compleanno. Prima di venderglielo, però, la nipote di Havela gli rivela un piccolo ma importante particolare: la nonna ha sempre tenuto la scatola chiusa e lontana da tutti perché convinta che al suo interno ci fosse un DYBBUK, un demone della tradizione ebraica che tormenta i vivi, e quindi per nessun motivo avrebbe dovuto aprila o sarebbero successe brutte cose. Naturalmente Kevin non ascolta l’avvertimento e la apre. Al suo interno trova:

  • due centesimi Statunitensi datati 1925 e 1928
  • due ciocche di capelli
  • un bocciolo di rosa secco
  • un portacandele
  • un calice d’oro
  • una scultura in granito con incisa la parola ebraica SHALOM (PACE)

Inoltre sul retro della scatola c’è intagliata una preghiera, Shemà, una tra le più importanti della liturgia ebraica e la preghiera che, secondo la tradizione, viene recitata in punto di morte.


Arriviamo al 31 ottobre 2001 e Kevin regala la scatola alla madre che, nell momento stesso in cui la riceve, viene colpita da un ictus.

In un’intervista per la serie tv Paranormal Withness, Ida Mannis, la madre di Kevin, racconta di aver percepito il male puro non appena ha aperto le porte della scatola insieme ad un inspiegabile freddo.

Intervista Ida Mannis

Per il periodo successivo si sono susseguiti altri strani avvenimenti intorno alla famiglia di Kevin Mannis. Le porte della scatola che si aprono da sole, odori sgradevoli simili all’urina di gatto che le aleggiano intorno. Inoltre cominciano tutti ad avere gli stessi incubi ricorrenti riguardanti una donna inquietante con gli occhi affossati.
Un altro fatto da citare riguarda il suicidio di un uomo, fratello di un dipendente di Mannis, avvenuto poco tempo dopo aver bussato alla scatola. Ma non è finita qui, perché lo stesso commesso si toglierà la vita due anni dopo.

Ma Mannis non sembra ancora volersene liberare e chiede all’allora fidanzata di tenergli la scatola per un paio di giorni. Ma lei gliela restituisce immediatamente dicendo di volerla più vedere. Non ci è dato sapere cosa sia successo alla povera ignara ragazza, ma, riavuta la scatola, lo stesso Mannis iniza a vedere delle strane ombre con la coda dell’occhio.

Mannis decide che è il momento di liberarsene e, nel 2003, la mette in vendita su ebay con una lunga e accurata descrizione contenente tutti i fatti accaduti dal momento dell’acquisto della scatola, che lui chiama per la prima volta Dibbuk Box.

Da quel momento è diventato un caso virale sul web che ha scatenato la fantasia di molti, tanto da poter trovare un molte di queste scatole in vendita e, a tal proposito, c’è anche un sito dedicato.
Anche su Youtube è possibile trovare diversi video di persone che aprono queste scatole Dibbuk.

Comunque, dopo essere passata per un paio di mani, la scatola viene acquistata nel 2011 per 280$ dal direttore del Museo di Medicina Osteopatica a Kirksville nel Missouri, Jason Haxton, esperto di antiquariato americano e antichi artefatti che era rimasto affascinato dai misteri che circolavano sulla scatola. Del periodo di convivenza con la Dibbuk Box ne ha tratto un libro, disponibile su Amazon solo in lingua inglese, nel quale descrive dettagliatamente tutto ciò che ha vissuto. Nei primi mesi racconta di aver perso sangue dagli occhi, aver subito episodi di soffocamento e di aver avuto incubi ricorrenti riguardanti una donna terrificante con gli occhi infossati.

Grazie a questo libro, nel 2011 viene girato il film “The Possession”, uscito nelle sale nel 2012.
In un articolo su Entertainment Weekly viene descritta la vicenda e tutti i dettagli sulla Dibbuk Box. Sempre in questo articolo, il regista del film, Ole Bornedal, racconda di fatti strani avvenuti durante le riprese: luci che esplodevano all’improvviso e oggetti di scena bruciati in un misterioso incendio cinque giorni dopo la fine delle riprese (lo stesso era successo sul set de L’Esorcista nel 1973, ne ho parlato anche in una serie di video su YouTube).

Tornando alla scatola, nel 2016 viene acquistata da un famoso cacciatore di fantasmi del programma televisivo Ghost Adventures, alla quale ha dedicato un episodio della serie e nel quale compaiono anche Mannis e Haxton. Sto parlando di Zak Bagans e l’episodio si intitola Deadly Possessions.

In un altro episodio del suo documentario sul paranormale dal titolo Quarantine, Bagans ha aperto la scatola e afferma di aver sentito una voce dire “Kevin”, il nome del vecchio proprietario, e “evil” e poi la voce di un bambino. In questo episodio c’era anche l’amico e musicista Post Malone che pare aver toccato la scatola. Nei mesi successivi gli sono capitati tutta una serie di sfortunati eventi: è dovuto ricorrere ad un atteraggio di emergenza mentre era in volo sul suo aereo privato, dei ladri hanno fatto irruzione nella sua casa a San Fernando Valley ed è stato coinvolto in un incidente automobilistico (povero Malone). Tutte storie che ricordano gli avvenimenti di Annabelle ( ne ho parlato ache su YouTube). Il focus di questa puntata era scoprire in che modo il lockdown dello scorso anno avesse influenzato le attività paranormali. Lo avrà scoperto?

La scatola al momento si trova proprio nel suo museo a Las Vegas ed è stata nominata “L’oggetto più infestato del mondo”.

É tutto vero?

Mannis ha confessato di essersi inventato tutta la storia e di averla scritta su ebay per creare un horror reale e non la solita storia inventata e limitata ad esistere solo tra le pagine di un libro o le scene di un film. Non c’era nessuna sopravvissuta all’olocausto e nessuna nipote che ne ha venduto gli averi. Le incisioni e gli oggetti all’interno della Dybbuk Box erano tutti parte della messinscena della sua storia. Alcuni amici hanno confessato di aver partecipato mettendo al suo interno due ciocche dei loro capelli.

Post Facebooki Kevin Mannis

Haxton e Bagans, invece, sostengono la veridicità di tutto quello che hanno vissuto dal momento in cui sono entrati in contatto con la scatola.
Secondo Haxton, la storia che è stata creata sulla Dibbuk Box ha creato una serie di effetti a catena che l’hanno portata ad assimilare un’energia e un potere negativi che, a loro volta, hanno avuto ripercussioni sulle vite dei possessori. Anche tutto questo concetto sulla funzione dgli oggetti materiali come tramite per il mondo spirituale, era stato affrontato nell’articolo e nel video dedicato ad Annabelle.
Bagans, l’attuale possessore, afferma di continuare a vivere strani eventi, ma non solo lui, tutte le persone che ne entrano in contatto, dai visitatori ai componenti dello staff del museo. Tutti fatti che sarebbero stati accuratamente documentati. A onor del vero, bisogna specificare che lo stesso Bagans è stato accusato di aver falsificato e messo in scena molti degli avvenimenti paranormali riportati nel suo show.

Di contro, ci sono interviste in cui Mannis si contraddice o evita di rispondere a domande dirette sulla Dybbuk Box.

Cos’è un DIBBUK?

Secondo le credenze ebraiche, il Dybbuk è lo spirito di un defunto che in vita non ha portato a compimento il suo scopo o che ha commesso atti gravi e per questo è destinato a vagare sulla terra. L’obiettivo del Dybbuk è prendere possesso di un corpo mortale e portare a termine i suoi scopi e, solo allora, lasciarlo. Lo spirito di un Dybbuk, perciò, può essere mosso da buone o cattive intenzioni. Purtroppo le ultime hanno la prevalenza.

Il Dybbuk viene citato anche nel film horror Il Mai Nato del 2009, dove viene esorcizzato da un rabbino e una giovane ragazza.

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